Il recente referendum del 12 e 13 giugno indetto per promuovere l'abrogazione di alcune norme relative alla Legge 40 del 19 febbraio 2004 sulla procreazione assistita e la connessa propaganda referendaria presentano alcune peculiarità che complicano l'esercizio interpretativo e aumentano le difficoltà di valutazione dei risultati da esso scaturiti. Innanzitutto, la materia molto tecnica, le complesse questioni di natura scientifica e le intricate implicazioni etico-filosofiche nonché religiose, già anticipate e considerate come un ostacolo da molti commentatori politici e sociologi, sono state puntualmente riscontrate da gran parte dell'opinione pubblica e ciò ha sicuramente costituito un fondato insieme di elementi inibitori alle decisioni di partecipazione al voto in buona parte dell'elettorato. A questo fatto si aggiunga l'anomala novità costituita da una vasta campagna a favore dell'astensione che ha coinvolto numerosi attori della vita politica e sociale del paese, e che ha attraversato orizzontalmente un po' tutti gli schieramenti politici. Pur tenendo in debito conto queste considerazioni e cautele, il confronto referendario offre comunque spunti utili per monitorare aspetti legati alla partecipazione politica, in Italia come all'estero. In linea con quanto accaduto sul territorio nazionale, i recenti referendum del 12 e 13 giugno hanno registrato tassi di partecipazione molto bassi anche da parte degli italiani residenti all'estero. Su un totale di 2.665.081 soggetti aventi diritto, solo il 19% si è espressa in merito ai quattro quesiti referendari. Rispetto alla precedente consultazione referendaria del 15 giugno 2003, che aveva registrato tassi di partecipazione al voto del 21,7%, abbiamo quindi registrato un calo di partecipazione pari a circa 2,7 punti percentuali. Ricordiamo che l'affluenza alle urne sul territorio nazionale in occasione delle due citate consultazioni è stata del 25,7% nel 2003 e del 25,9% nel 2005: cifre piuttosto vicine anche se relative a oggetti di consultazione alquanto differenti ("reintegrazione dei lavoratori illegittimamente licenziati" e "servitù coattiva di elettrodotto" i temi dei referendum del 2003; quattro delicati e complessi quesiti su temi concernenti la "procreazione medicalmente assistita", l'oggetto della più recente consultazione). Referendum 12 e 13 giugno 2005 Votanti in Italia e all'estero in complesso, per grandi aree continentali e per singoli quesito referendario dati in %) | | Italia | Estero | Europa | America Meridionale | America Sett. e Centrale | Asia - Affica - Oceania - Antartide | 1 - Limite alla ricerca clinica e sperimentale sugli embrioni | 25,9 | 19,1 | 16,7 | 28,4 | 12,1 | 18,8 | 2 - Norme sui limiti di accesso | 25,9 | 19,1 | 16,7 | 28,2 | 12,0 | 18,8 | 3 - Norme su finalità, diritti soggetti coinvolti e limiti accesso | 25,9 | 19,0 | 16,7 | 28,3 | 12,0 | 18,7 | 4- Divieto di fecondazione eterologa | 25,9 | 19,0 | 16,7 | 28,1 | 12,1 | 18,7 |
Fonte: ns. elaborazioni su dati Ministero dell'Interno Come già accaduto in occasione della consultazione precedente, l'area che ha partecipato maggiormente al voto, registrando tassi superiori anche al dato nazionale, assestatosi intorno al 25,9%, è stata l'America Meridionale con una punta massima del 28,4% che si è espressa sul primo quesito e un minimo del 28,1% che ha risposto al quarto quesito. Seguono le macroaree dell'Asia-Africa-Oceania-Antartide (circa il 18,7% di votanti), l'Europa (16,7%) e ultima - confermando la scarsa propensione al voto già emersa nel 2003 - l'America Settentrionale e Centrale, in cui solo il 12% degli aventi diritto ha votato. In America Latina, si sono distinti per aver registrato tassi di partecipazione al voto superiori al 30%, l'Argentina (30,6%), l'Uruguay (30,8%) e il Perù (35,8%). Alcune note curiose si possono ricavare osservando i tassi di partecipazione al voto riferiti a singoli paesi; ad ogni modo, si tratta di casi poco rilevanti in quanto riferiti a paesi in cui la comunità italiana è di dimensioni ridottissime. In qualche occasione, seppur molto rara, si sarebbe superato il quorum del 50% in Bosnia-Erzegovina, Croazia, Arabia Saudita, Eritrea, Oman, Vietnam, e Bahrein (con addirittura oltre l'80% dei votanti). Fonte: ns. elaborazioni su dati Ministero dell'Interno
L'esito degli scrutini all'estero ha visto prevalere i "sì" rispetto ai "no" anche se il divario tra le due posizioni è risultato sensibilmente inferiore a quanto verificatosi in Italia. Con riferimento, ad esempio, al primo e al secondo quesito, che in Italia ha registrato oltre l'80% di "sì", all'estero si sono espressi a favore solo il 59,2% e il 61,1%. A favore dell'abrogazione degli articoli relativi al terzo e quarto quesito (78,2% di "sì" in Italia) all'estero si sono dichiarati rispettivamente solo il 60,7% e il 57,9% dei votanti. L'esito del voto in Italia ha quindi fatto emergere 2 coppie di voti: la prima coppia, relativa al primo e al secondo quesito, con un 10% circa di "no"; la seconda, relativa al terzo e al quarto quesito, con un 22% circa di "no". Diversa la distribuzione e il divario dei "no" all'estero dove si va da un minimo del 38,9% (riferito al secondo quesito) a un massimo del 42,1% (riferito al quarto quesito). Referendum 12 e 13 giugno 2005 Esito scrutini in Italia e all'estero in complesso, per grandi aree continentali e per singoli quesito referendario (dati in %) | | Italia | Estero | Europa | America Meridionale | America Settentrionale e Centrale | Asia - Affica - Oceania - Antartide | | si | no | si | no | si | no | si | no | si | no | si | no | 1 - Limite alla ricerca clinica e sperimentale sugli embrioni | 89,2 | 10,8 | 59,2 | 40,8 | 58,6 | 41,4 | 60,3 | 39,7 | 57,8 | 42,2 | 58,8 | 41,2 | 2 - Norme sui limiti di accesso | 89,9 | 10,1 | 61,1 | 38,9 | 60,5 | 39,5 | 62,5 | 37,5 | 59,0 | 41,0 | 60,3 | 39,7 | 3 - Norme su finalità, diritti soggetti coinvolti e limiti accesso | 78,2 | 21,8 | 60,7 | 39,3 | 60,2 | 39,8 | 62,1 | 37,9 | 58,5 | 41,5 | 59,8 | 40,2 | 4- Divieto di fecondazione eterologa | 78,2 | 21,8 | 57,9 | 42,1 | 57,3 | 42,7 | 59,0 | 41,0 | 56,9 | 43,1 | 57,5 | 42,4 |
Fonte: ns. elaborazioni su dati Ministero dell'Interno Possiamo rilevare, infine, decisioni di voto piuttosto omogenee anche sotto il profilo della distribuzione territoriale a livello di grandi circoscrizioni geografiche. I "sì" visti rispetto alle differenti aree geografiche e rispetto ai differenti quesiti referendari tendono a distribuirsi in termini piuttosto omogenei e all'interno di intervalli di oscillazione abbastanza ristretti, comunque contenuti entro i 2,5 punti percentuali, a prescindere dalla collocazione geografica. Può essere curioso e forse non del tutto scontato, notare come le aree meno propense ai "sì" (su tutti i temi oggetti del referendum) siano state l'America Settentrionale e Centrale mentre l'area che ha votato maggiormente a favore si è rivelata quella dell'America Meridionale. Fonte: ns. elaborazioni su dati Ministero dell'Interno
Infine alcune considerazioni a livello di singoli stati. I picchi di "sì" (89,2 e 89,9%) che in Italia sono stati raggiunti in merito ai primi due quesiti referendari non sono stati approssimati da nessuno stato estero. Osserviamo solo che tra tutti gli stati consultati, la maggior percentuale di "sì" è stata riscontrata, limitatamente al primo quesito referendario, in Slovacchia e Ghana (circa l'88% di favorevoli) e in Siria, Qatar, Estonia (tutti intorno all'81%). Viceversa, se osserviamo a come si è risposto agli ultimi due quesiti (che in Italia hanno registrato, in entrambi i casi, il 78,2% di "sì") notiamo che il divario tra chi ha votato "sì" in Italia e all'estero tende ad ridursi e in alcuni casi, seppur rari, (v. Estonia, Ex Repubblica Jugoslava di Macedonia e Siria) si sono rilevati percentuali di "sì" al terzo e/o quarto quesito referendario superiori a quanto verificatosi in Italia. Oltre ai tre casi appena citati e con riferimento particolare al terzo quesito, infatti, osserviamo che il numero di paesi che ha avuto un comportamento elettorale più vicino a quello italiano tende a incrementare: Albania, Bosnia-Erzegovina, Bulgaria, Cipro, Finlandia, Irlanda, Norvegia, Polonia, San Marino, Slovenia, Svezia (in Europa), Brasile (in America Meridionale) e Cina, Eritrea, Iran, Israele, Malaysia, Mozambico, Nigeria, Seychelles, Vietnam (nel resto del mondo) hanno registrato tassi di "sì" superiori al 70%. Le note precedenti erano rivolte a esplorare comportamenti elettorali simili a quelli italiani; in alcuni casi, seppur piuttosto rari, può essere curioso segnalare come i "sì" sarebbero usciti sconfitti ad Haiti e in Camerun (su tutti i quattro quesiti); in Bahrein e in Libano (su almeno due quesiti); in Sud Africa, Zambia, Egitto, Giordania e Andorra (su un quesito: in genere il primo o il quarto ). Anche in questo caso si tratta di note dettate dalla ricerca di comportamenti "insoliti" anche se relativi a comunità di dimensioni esigue. Consideriamo ora alcuni gruppi di paesi che presentano particolari motivi di interesse. Un primo gruppo è rappresentato da nazioni extraeuropee dove sono presenti rilevanti comunità di origine italiana. Già si è accennato alla bassa propensione di recarsi al voto in America del Nord (circa il 12% i votanti negli Stati Uniti e in Canada) mentre, al contrario, l'America Meridionale, e in particolare Argentina, Brasile, Paraguay, Perù e Uruguay hanno registrato tassi di partecipazione al voto intorno al 30%. L'esito del voto in alcuni di questi paesi extraeuropei con rilevanti comunità di origine italiana è riassunto nel seguente grafico.
Vi si nota innanzitutto la posizione del Brasile che, con percentuali di "sì" prossime e superiori al 70%, stacca sensibilmente il resto dei paesi. Stati Uniti e Australia riportano valori simili e vicini al 60%, in media un paio di punti percentuali in più rispetto a quanto fatto registrare dall'Argentina. Ultimo della classe, il Canada che ha registrato quote di "sì" comprese tra il 52 e il 55% circa. Spostiamoci ora in Europa e vediamo come si è espresso il voto in alcuni paesi rilevanti dell'UE, e/o in cui sono altresì presenti significative comunità di origine italiana. A questi ultimi si è aggiunto, per inserire un termine di confronto "nordico-scandinavo", anche la Svezia. La Svezia evidenzia una netta supremazia dei "sì", comunque superiori al 70%, così come accade d'altronde in tutta l'area scandinava, a partire dalla Danimarca sino alla Norvegia. In tale area i "sì", per ciascuno quesito, si mantengono comunque al di sopra del 70%. Al secondo posto troviamo la Spagna (con valori che si avvicinano al 70%), seguita da Belgio e Regno Unito con valori superiori al 60% nei primi tre quesiti ma leggermente inferiori per il quarto quesito. Al terz'ultimo posto la Svizzera, seguita dall'accoppiata Francia e Germania con valori sempre compresi tra il 50 e il 60%. Infine, uno sguardo a come si è votato nei nuovi paesi membri dell'Unione Europea. Il quadro che scaturisce, rappresentato nel grafico seguente, evidenzia vari spunti degni di nota. Innanzitutto si rileva come generalmente la percentuale di "sì" sia principalmente concentrata nella fascia compresa tra il 60 e il 70% e, in minor misura, in quella compresa nel decile immediatamente superiore. A parte i casi di Malta e della Lituania (peraltro limitati a due-tre quesiti su quattro), in tutti gli altri casi le percentuali di "sì" si sono avvicinate ai livelli della Spagna o dei paesi scandinavi. Può essere inoltre interessante notare come alcuni paesi (Rep. Ceca, Polonia ed Estonia) abbiano espresso un voto abbastanza "livellato" (cioè le decisioni di voto non hanno distinto tra i diversi quesiti), mentre in altri casi (i più eclatanti dei quali sono stati Lituania e Slovacchia), si è assistito ad un voto che ha discriminato notevolmente tra i vari quesiti. In Lituania, ad esempio, i "sì" al primo quesito hanno superato il 70% mentre nel quarto referendum avrebbero prevalso i "no". Similarmente, in Slovacchia la differenza tra i "sì" al primo e al quarto quesito è di quasi 24 punti percentuali. Una considerazione finale circa il tasso di partecipazione al voto in questi paesi che, ad eccezione della Lituania che ha registrato solo un 19,6%, in tutti restanti, pur restando lontani dal quorum, si sono comunque superati livelli del 30% di votanti. Esclusa Lettonia in cui non si sono avuti votanti
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