Per quanto negli ultimi anni gli spostamenti di popolazione abbiano sollecitato una proliferazione di studi, molti aspetti delle migrazioni contemporanee sono ancora poco noti. Tra questi, molti riguardano le migrazioni al femminile, soprattutto quelle successive alla fine della seconda guerra mondiale, per via di un interesse rivolto quasi esclusivamente agli spostamenti avvenuti tra Ottocento e Novecento (De Clementi 2011). Scarsa attenzione è stata rivolta anche a quei paesi europei che nel secondo dopoguerra promossero soprattutto l’emigrazione femminile come il Regno Unito. Ancora oggi, infatti, per quanto gli studi sull’emigrazione in tale paese siano numerosi, poco si sa sul ruolo delle donne e sui loro percorsi migratori. Sono questi gli aspetti su cui, invece, intendiamo interrogarci in questo contributo che si propone di descrivere, in un’ottica di genere, i percorsi migratori delle donne migrate in Inghilterra a partire dalla fine della seconda guerra mondiale. Lo studio, condotto a partire da 100 storie di vita raccolte nelle città inglesi di Bedford, Cambridge e Peterborough e in alcune delle aree dell’esodo, si propone di ricostruire la molteplicità dei percorsi: alcune seguirono i mariti, altre partirono sole e, solo in qualche caso, si fecero raggiungere, altre volte scelsero un marito “paesano” e altre volte ancora uno locale; alcune lavorarono, altre rimasero a casa; alcune, infine, rimasero in Inghilterra, altre invece ritornarono “al paese”. La nostra analisi si propone di concentrarsi non solo sui percorsi migratori, ma anche sui cambiamenti nei ruoli familiari e nei rapporti tra i coniugi, sulla gestione della maternità e della cura dei figli, sule aspirazioni e sulle paure sia nell’emigrazione verso l’Inghilterra sia nell’emigrazione di ritorno. Guardando tali movimenti nell’ottica di genere, seguendo Miranda (2011), sarà possibile evidenziare le numerose continuità con i fenomeni contemporanei e suggerirne percorsi di lettura.