La recente scomparsa di Gregory Nunzio Corso ha portato Raffaele Cocchi alla lunga riflessione sulla poetica dell’ultimo esponente della beat generation, colui che si proponeva di «creare nuove parole per nuove idee». E infatti, sottolinea Cocchi, «Corso considera la lingua il metallo più prezioso per la duttilità e malleabilità e… ne studia continuamente le possibilità combinatorie». L’autore ha seguito per oltre trent’anni l’attività letteraria di Corso e ce ne offre una testimonianza diretta, descrivendo i vari incontri che ebbe col poeta e riportando brani inediti delle lettere a lui indirizzate. A questo affianca l’analisi dei testi e la critica italiana e statunitense fino al momento della scomparsa, lo scorso gennaio. Una ricchissima «sitografia» accompagna la versione Internet del saggio.
Mauro Reginato e Tiziana Barugola esaminano un capitolo che solo recentemente ha attratto l’attenzione degli emigrazionisti, quello dell’emigrazione transoceanica da San Marino. Il caso sammarinese si affianca a quello europeo e italiano a cavallo tra Otto e Novecento. Dopo alcuni cenni sulla storia della piccola Repubblica gli autori effettuano un’analisi statistico demografica in particolare dell’espatrio sammarinese verso l’America Latina. Le fonti utilizzate, le matrici delle richieste di nulla osta per l’espatrio durante il periodo 1880-1921, ha consentito la ricostruzione della dimensione e della tipologia dei gruppi emigranti e le principali mete immigratorie transoceaniche. Il Brasile si colloca al primo posto, seguito da Argentina. Il saggio presenta i primi risultati di un più ampio progetto di ricerca condotto da ricercatori italiani e brasiliani.
Joseph Conforti, sociologo statunitense, affronta un tema di grande attualità proponendosi di contestualizzare il fenomeno mafia negli Stati Uniti contemporanei. Scopo ultimo del saggio quello di sfatare lo stereotipo italiano=mafioso rimandato costantemente dai media, intervendo con argomenti derivanti dalle scienze sociali. Le conclusioni a cui giunge sono nel contempo confortanti e scoraggianti. Il declino della tradizionale mafia siciliana è dovuto, secondo l’autore, all’invecchiamento dei suoi membri, al mutare degli assetti in cui operare, come i giochi d’azzardo, ormai legalizzati, ai mutamenti del sistema creditizio che ha portato alla sconfitta, durante l’amministrazione Giuliani, nei settori dell’edilizia e della raccolta rifuiti, o la perdita del mercato dell’eroina passato nelle mani di altre organizzazioni criminali. Se si esula dal campo italo-americano, però, il quadro resta drammatico: al declino italiano corrisponde nel Paese un incremento del crimine organizzato da parte di altre mafie etniche.