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Laure Teulières (a cura di), Italiens. 150 ans d’émigration en France et ailleurs

Toulouse, Éditalie, 2011, pp. 500, € 35.

Il gruppo legato alla rivista Radici e alla casa editrice Éditalie di Tolosa è da anni impegnato nella salvaguardia della memoria degli italiani di Francia, sia attraverso il periodico stesso, sia per mezzo di pubblicazioni di varia natura (testi, cd musicali e così via). Nel 150° anniversario dell’Unità, lo sforzo editoriale si è concretizzato in quest’opera collettanea che ha il chiaro obiettivo di ricostruire l’esodo dalla Penisola alla volta della Francia da molteplici prospettive, facendo attenzione all’uso pubblico positivo che nella realtà odierna potrebbe e dovrebbe derivare dalla conoscenza di un tale fenomeno storico.

Il libro, ricco di immagini e box di approfondimento e non privo di indicazioni bibliografiche, presenta una sintassi agevole e una forma spesso narrativa, configurandosi come un vero e proprio volume fotografico per caratteristiche e dimensioni. Avvalendosi del contributo di studiosi affermati, giovani ricercatori, giornalisti, testimoni, fotografi e altre figure coinvolte in più modi nell’immigrazione in Francia, la curatrice Laure Teulières ha dato vita a undici sezioni organiche sull’argomento.

L’opera non si distingue certo per innovazione e originalità nel campo della ricerca, ma ha l’indubbio merito di offrire un significativo contributo alla diffusione dei risultati delle indagini accademiche a beneficio del grande pubblico, riunendo in un unico volume le principali conclusioni della storiografia in materia. Interventi come quello di Antonio Canovi sulla popolazione italiana ad Argenteuil o quello di Frederic Spagnoli sulla Franche-Comté, tanto per citarne un paio, sono chiari esempi di studi accurati riproposti in questa sede con un tono e uno stile molto scorrevoli, senza però perdere di vista concetti e interrogativi storiografici. Lo stesso procedimento è attuato anche da uno dei maggiori esperti di emigrazione italiana in Francia, Éric Vial, che nel suo capitolo su Grenoble ricorre a uno stile narrativo, ma senza dimenticare di fornire importanti dati numerici sulle presenze italiane. E se alcuni testi, come quelli appena citati, hanno una più chiara impronta accademica, altri potrebbero più propriamente rientrare nell’ambito della divulgazione, come nel caso della scrittrice Melania Mazzucco e del giornalista Gian Antonio Stella.

L’originalità della strada intrapresa nell’approccio con il lettore è ammirevole ed è auspicabile che l’esperienza del gruppo di Radici faccia scuola, allo scopo non solo di restituire una memoria che sembra perduta, ma anche di far conoscere ai non specialisti gli sforzi della ricerca storica, troppo spesso ignorati e poco valorizzati. Nell’impossibilità di analizzare e presentare tutti i quarantasette contributi che compongono il volume, passeremo velocemente in rassegna gli argomenti principali delle varie sezioni, citando nello specifico solo gli interventi più rilevanti.

La prima parte affronta il fenomeno in termini generali, partendo dai dati e dalle caratteristiche dell’emigrazione italiana (Foro) e soffermandosi su specifici casi regionali che risultano particolarmente rilevanti per i flussi verso la Francia: Veneto, Friuli-Venezia Giulia (Teulières) e Emilia-Romagna (Canovi). La seconda sezione approfondisce la trattazione dell’emigrazione oltralpe, con i mestieri tipici degli uomini italiani in un susseguirsi di articoli su boscaioli bergamaschi (Hanus), professionisti e manovalanza dell’edilizia (Colin), operai siderurgici nell’Est e agricoltori nel Sud Ovest (Teulières). Le due parti successive illustrano alcuni luoghi di insediamento degli immigrati: non solo le città tipicamente «italiane» quali Nizza (Gastaut e Mourlane) e Marsiglia (Teulières), ma anche le zone dove la presenza italiana è meno intuitiva, come la Normandia (Pottier) e altre aree settentrionali (Soldano-Moine). In questo modo viene attestata la distribuzione capillare, ancorché non uniforme, degli immigrati italiani in Francia. Gli ultimi contributi di ambito geografico esulano dal discorso prettamente francese e presentano la realtà degli italiani in Tunisia (Teulières, Ennabli) e nella piccola comunità del villaggio di Chipilo in Messico (Bourdois-Manfé). L’opera procede indugiando sul tema della xenofobia, dei conflitti e dell’integrazione (Sanna, Noiriel, Violle), incentrando l’attenzione su episodi celebri come quello di Aigues-Mortes (Barnabà). In questo contesto, a nostro parere, sarebbe stato opportuno, accanto all’esame del tema del rigetto, trattare in maniera più sistematica quello delle modalità di stabilizzazione e assimilazione, illustrate invece solo in alcuni singoli contributi e più per quanto riguarda le fasi finali che quelle di costruzione.

La narrazione si sposta poi su una questione particolarmente significativa dell’esperienza italiana in Francia: l’antifascismo (Vial). Degno di nota è l’approfondimento sulle internate nel campo di Rieucros (Bourdois-Manfè) che anticipa la sezione immediatamente successiva, dedicata alla presenza femminile. Qui viene sottolineata l’importanza delle donne nel mantenimento delle tradizioni e nell’agevolare il processo di adattamento alla terra d’adozione (Canfora); vengono inoltre utilizzati diversi tipi di testimonianze: quelle di donne nelle zone agricole del Sud-Ovest (Ceroni), il libro di memorie di Maria Boselli Rivoltella (Teulières) e il racconto della storia d’amore e di vita dei genitori del fotografo Claude Nori (Nori). Da qui in poi l’opera si fa maggiormente divulgativa, lasciando ampio spazio alle parole dei protagonisti e dei loro diretti discendenti. Troviamo, infatti, la storia di un figlio di emigranti diventato sacerdote a Tolosa (Lincetto), il caso di un pittore (Lambert), la vicenda di un uomo raccontata dalla figlia in una biografia edita (Storti), il doppio senso dell’appartenenza nella vita di un tenore italofrancese (Cadars e Femia), ma anche la tragedia di Marcinelle attraverso fotografie e memorie intime (Mazzucco). Uno sguardo è gettato anche sul cinema italiano che ha raccontato il fenomeno migratorio (Gili) e sul festival del cinema italiano di Villerupt (Antenucci), come pure sulla musica popolare italiana che ha cantato l’esilio (Bertelli). I risvolti dell’emigrazione non sono presentati solo attraverso casi singoli ma anche attraverso esperienze collettive come i gemellaggi tra cittadine (Teulières) e le associazioni (Spagnoli).

In chiusura, l’attenzione torna sull’attualità, con un capitolo di consigli su come attuare ricerche genealogiche sulla propria famiglia (Teulières). Proprio nei contributi finali si arriva al punto focale dell’opera, quando il tema diventa l’Italia di oggi, ormai paese di approdo (Nispola), e viene chiarita la necessità di mettere in luce un passato non troppo remoto per connetterlo con il presente (Femia).

Sara Rossetti

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