Nel suo Italianità a Chicago. Immigrati, etnici, americani(traduzione italiana aggiornata di Chicago's Italians. Immigrants, Ethnics, Americans, Charleston, sc, Arcadia, 2003), lo storico italoamericano Dominic Candeloro ricostruisce l'esperienza degli italiani a Chicago e ricorda come questi fossero presenti nella metropoli del Mid-West sin dalla metà dell'Ottocento. Il censimento del 1850 ne registrò appena quattro, ma nel corso degli anni il loro numero crebbe considerevolmente a tal punto che, all'inizio del Novecento, la comunità di Chicago era diventata una delle più popolose degli Stati Uniti. Fra la fine della Guerra civile e lo scoppio della Prima guerra mondiale la metropoli visse un rapido sviluppo, in quanto fondamentale snodo ferroviario di accesso all'ovest, e offrì lavoro non qualificato a migliaia di immigrati di tutte le nazionalità. Nondimeno gli italiani rifuggirono dai terribili impieghi nei mattatoi della città – svolti in prevalenza dagli stranieri e descritti da Upton Sinclair in The Jungle(1906) – in quanto consideravano «il lavoro disgustoso e con il sospetto di dover competere con gli afroamericani e i loro bassi livelli di paga» (p. 21). Nonostante il distacco dalle comunità afroamericane – ricorda Candeloro – esistono foto degli anni trenta di italoamericani e afroamericani immortalati insieme alla festa di San Giuseppe di Bagheria nel North East Side, cioè nel quartiere più spiccatamente «italiano» della città. A questa Little Italyse ne aggiunsero varie altre, visto che gli italiani si sparsero in diversi quartieri della città.
Candeloro offre un'indagine articolata di una comunità che ha sviluppato un modello «classico» di integrazione nel mainstreamamericano e comune all'esperienza degli italiani in molte altre città statunitensi. Oltre a essersi impiegati nei lavori più umili, i newcomersitaliani dovettero adattarsi al padrone system(il potere dei boss di quartiere che garantivano loro lavoro, beni o servizi in cambio di denaro), mantennero a lungo identità campanilistiche, passarono attraverso la dura esperienza della discriminazione nel corso del Secondo conflitto mondiale per poi accelerare nel dopoguerra la propria americanizzazione attraverso la progressiva dispersione nei sobborghi.
A Chicago l'esperienza italiana si interseca con noti personaggi quali la social workerprogressista Jane Addams e la sua Hull House, ma anche religiose come Madre Francesca X. Cabrini, la quale lavorò con gli immigrati di Chicago per la costruzione di un ospedale. Proprio al sentimento religioso e al ruolo dei sacerdoti (in particolare gli scalabriniani) nei contesti etnici Candeloro dedica moltissime pagine. In particolare riconosce alle parrocchie il ruolo di fondamentale agente sociale, tanto da scrivere che religione e etnicità sono inestricabilmente legate assieme. Addirittura attribuisce all'incendio che devastò nel dicembre 1958 la chiesa di Nostra Signora degli Angeli (in cui morirono 95 persone) la causa della «scomparsa» del quartiere italiano in cui l'edificio era situato. Inoltre, riconosce al giornale Fra Noi, in origine stampato come bollettino d'informazione degli scalabriniani, il ruolo di importante media nella comunità italoamericana, con 5.000 copie mensili pubblicate regolarmente dal 1960.
Candeloro analizza anche il ruolo dei sindacati, dei socialisti e degli Industrial Workers of the World nelle comunità italiane di Chicago, sottolineando anche come gli immigrati italiani ebbero un ruolo significativo in un sindacato importante come quello dei manovali, istituito nel 1903 e affiliato all'American Federation of Labor. In tal senso, nella città dell'Illinois, si registrò un'insolita presenza italiana in questa organizzazione sindacale, tradizionalmente restia ad accogliere come iscritti lavoratori stranieri non specializzati.
Non poteva ovviamente non trovare spazio la figura di Al Capone, il noto gangster di origine italiana che tenne in scacco Chicago fino alla sua condanna per evasione fiscale. Candeloro, però, non dimentica di ricordare anche figure contemporanee che legano strettamente le comunità italiane all'Italia come Renato Turano, italoamericano di origini calabresi e businessman di successo, che è stato eletto al Parlamento italiano nel 2006 come rappresentante della circoscrizione del Nord America. Lo storico italoamericano dà poi ampia enfasi all'odierna rinascita del numero delle celebrazioni etniche (in particolare le feste in onore dei santi patroni). In esse apparentemente sarebbero persino presenti tratti di quelle identità campanilistiche che tanto caratterizzarono la vita nelle Little Italiesalmeno fino allo scoppio della Seconda guerra mondiale. Ciò sarebbe riscontrabile soprattutto nel proliferare negli ultimi due decenni di associazioni che in città richiamano più una base regionale che «nazionale». In tal senso, Candeloro sembra inserirsi nella scia delle considerazioni degli studiosi Kathleen N. Conzen, David A. Gerber, Ewa Morawska, George Pozzetta e Rudolph J. Vecoli («The Invention of Ethnicity: una lettura americana», Altreitalie, 3, 1990, pp. 1-36) per i quali l'etnicità italiana nel tempo si reinventa e si rivitalizza di continuo più che dissolversi. Secondo Candeloro, «l'etnicità è solo un simbolo e le feste medesime, stracolme di antico simbolismo, lanciano una sfida convincente a tutti quelli che negano l'autenticità etnica degli italoamericani di Chicago nei nostri giorni» (p. 237).
Il volume si propone di offrire uno studio fruibile al grande pubblico anche attraverso la pubblicazione di foto accattivanti che colpiscono l'attenzione del lettore. L'approccio di Candeloro è molto più descrittivo che contenutistico, come esemplificato dalla lunga lista dei politici di origine della città senza però un'indagine sugli orientamenti di voto degli ethnicsitaliani. La narrazione fa pochi rimandi alla storiografia; in ogni caso sarebbe stato utile fare riferimento all'anno di pubblicazione degli studi quando gli autori vengono citati all'interno del testo, in modo da poter impiegare meglio la bibliografia finale. Se alcuni passaggi del libro concedono un po' troppo a una narrazione in stile «romanzato», la veste editoriale avrebbe sicuramente giovato di maggiore cura da parte dell'editore, anche al fine di eliminare alcuni refusi. Si tratta, comunque, di un volume interessante e utile ad avvicinare i non specialisti al tema dell'emigrazione italiana.
Matteo Pretelli