L’emigrazione nei possedimenti africani ebbe una particolare rilevanza per la storia del colonialismo italiano, plasmando il discorso e le politiche del dominatore ancor prima di costituirne il tratto quantitativamente predominante. La combinazione tra colonialismo e colonizzazione, dominio politico e popolamento umano, rappresentò per il progetto italiano un riferimento «costante» che dalla realtà dei fatti «evolvette presto in direzione del mito» (Labanca, 2000, p. 100). Proprio la capacità limitata della media potenza italiana di «realizzare quelle trasformazioni sociali, economiche e istituzionali che normalmente caratterizzarono il colonialismo europeo» portò a «enfatizzare la funzione speciale dei coloni» al posto dei capitali e del mercato per rendere produttive le colonie (Calchi Novati, 1994a, p. 384). L’emigrazione fu più in generale lo strumento per una «ambiziosa politica estera» sia attraverso il popolamento delle colonie di dominio diretto, sia attraverso i gruppi di espatriati altrove nel mondo (Choate, 2003, p. 67)
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