Se nei loro testi Jerre Mangione, Ben Morreale e Richard Gambino hanno trattato il fenomeno migratorio italiano in Nord America nella sua generalità e universalità, Vincenza Scarpaci in The Journey of the Italians in America, dà identità e voce ai suoi singoli protagonisti e ai loro discendenti. Grazie a una meticolosa ricerca storica, l’autrice crea un inconsueto metaviaggio, fotografico e narrativo insieme, che ripercorre itinerari ed esperienze degli emigranti italiani in maniera trasversale. Puntando l’attenzione su aspetti meno noti e spesso trascurati dagli studiosi del settore, Scarpaci gioca sul significante e sul significato del viaggio in termini spaziali descrivendo il viaggio degli emigranti verso e attraverso gli Stati Uniti; in termini temporali, oscillando tra gli anni antecedenti la grande migrazione fino ai giorni nostri; ma anche in termini narrativi e visivi, muovendosi dalla coralità del racconto di un popolo alle vicende delle famiglie e dei singoli individui, attraverso testimonianze orali e fotografiche.
Il libro si apre con una dettagliata panoramica necessaria per comprendere il contesto americano in cui si sono inseriti gli emigranti italiani. Seguono nove capitoli in cui Scarpaci propone un’inedita combinazione di fotografie e testimonianze biografiche che raccontano i successi e gli insuccessi economici delle persone ritratte nelle foto, le loro scelte di vita, i momenti di gioia e di tristezza, le celebrazioni, gli incontri e i viaggi, senza mai perdere di vista il contesto globale della loro esperienza. La felice combinazione immagine-racconto distingue questo testo nel panorama degli studi migratori e italoamericani non soltanto perché si tratta di uno dei pochi esempi in cui viene dato un nome ai volti silenziosi ritratti nelle immagini, ma anche perché viene dato credito e voce alla loro storia. L’immediatezza della lingua, la semplicità delle narrazioni, ricche di dettagli curiosi e privati, rendono la lettura piacevole e avvincente, senza tuttavia diminuire il valore documentaristico dell’intera opera.
L’inconsueta selezione fotografica operata da Scarpaci rappresenta un ulteriore punto di forza del libro. La sua agile impostazione è arricchita dall’ottima qualità delle immagini e dei documenti riprodotti, ognuno dei quali è accompagnato da una descrizione che condensa le informazioni particolari collegandole al tema generale del capitolo. Mentre opere simili, sia di taglio storico-letterario che socio-antropologico, offrono fotografie reperite in collezioni pubbliche e private famose, il materiale selezionato da Scarpaci proviene dagli album di famiglia, dalle raccolte locali di associazioni private poco note e da piccoli musei italiani, americani e canadesi. A differenza di altre pubblicazioni di carattere piuttosto celebrativo e strettamente locale o regionale (come, per esempio, i volumi dell’Arcadia Publishing), le immagini scelte da Scarpaci narrano esperienze che spaziano dalla East alla West Coast, dal Sud degli Stati Uniti al Canada, dall’Italia del nord a quella del sud. La ricchezza delle immagini e la loro variegata provenienza permette la messa a fuoco di molteplici sfaccettature dell’esperienza migratoria italiana.
Le problematiche legate alla stesura di un testo che «could embrace the fullness and the variety of that experience», come spiega Scarpaci nella Prefazione, hanno indotto l’autrice a prediligere un approccio che, sebbene in linea con i temi tradizionali degli studi migratori ed etnografici, è comunque in grado di offrire nuovi spunti di riflessione attraverso l’approfondimento di argomenti specifici delineati chiaramente all’inizio di ogni capitolo: le migrazioni interne, il rapporto con la terra, il contributo italiano e italoamericano allo sviluppo del Nord America, le campagne anti-diffamazione, i viaggi in Italia alla riscoperta delle proprie origini, l’italianità per le nuove generazioni.
A eccezione del primo capitolo, che canonicamente dà inizio a questo «viaggio nel viaggio» degli emigranti, descrivendo le condizioni dell’Italia all’epoca della grande migrazione e la traversata oceanica, nei capitoli seguenti vengono investigate questioni ancora poco esplorate dalla storiografia italiana e americana. «Spanning the Miles» descrive come gli emigranti restavano in contatto con i familiari rimasti in patria, insieme alle strategie usate per conservare certi tratti culturali importati. «Finding a Home» mostra come gli italiani, entrati in contatto con lo stile di vita americano, si siano spostati di città in città alla ricerca del posto giusto dove sistemarsi. «Italians at Work» celebra il contributo italiano alla crescita e alla civilizzazione dell’America, sottolineando come i primi emigranti abbiano impiegato abilità lavorative acquisite in patria, a beneficio dell’artigianato, dell’industria, dell’agricoltura, dell’arte e della ricerca nord-americana. Il quinto capitolo, «Italians and the Land», si sofferma sul rapporto speciale che lega gli italiani alla terra, illustrando il successo imprenditoriale di alcune famiglie le cui imprese agricole resistono sul mercato americano (per esempio, le DiMeo Farms nel New Jersey). «Religion and the Rite of Passage» propone una serie di fotografie e racconti che ricordano la devozione religiosa degli italiani nel nuovo mondo attraverso eventi privati, ma anche celebrazioni pubbliche. «Becoming American» analizza da molteplici punti di vista il processo di americanizzazione, dando ampio rilievo al sostegno e alla fedeltà degli emigranti verso la nuova patria, nonostante le difficoltà del cambiamento e lo sforzo per l’integrazione. «Italian American Issue» affronta coraggiosamente il dilemma della doppia identità, prendendo in esame figure ambigue nel contesto americano, come Colombo, ma fortemente evocative per gli italoamericani. Scarpaci conclude il suo libro interrogandosi sullo stato dell’eredità culturale italiana e italoamericana oggi. «Where is Our Heritage?» attraversa infatti gli spazi urbani delle Little Italies e si avventura nel territorio, ancora poco esplorato, dei viaggi degli italoamericani in Italia, dando risalto all’interesse crescente delle giovani generazioni per la riscoperta delle proprie origini e per lo studio della lingua italiana. Portando ad esempio le vicende di italoamericani noti e meno noti, in discipline diverse (musica, arte, sport, cinema, politica, letteratura, imprenditoria, associazionismo, ricerca e sviluppo) Scarpaci dimostra che il legame con l’italianità è ancora forte, attivo e tutt’oggi in via di trasformazione.
La pluralità dei contenuti, l’eccellente organizzazione del testo, insieme alla scrupolosa documentazione della ricerca e all’individuazione di tematiche ancora da sondare, rendono The Journey of the Italians in America un efficace strumento di consultazione da utilizzarsi, preferibilmente, in combinazione con altre risorse di tipo letterario, storico, sociologico o etnografico. Le introduzioni che precedono ogni capitolo e il taglio interdisciplinare degli argomenti consentono di inserire il libro di Scarpaci in contesti che spaziano dallo studio della storia e cultura nord americana agli ethnic studies, dagli studi sulle migrazioni italiane a quelli più specifici sull’esperienza italiana in Nord America. Il carattere descrittivo e il tono discorsivo del testo sono in grado di attrarre l’interesse di chi desidera avvicinarsi alla questione dell’emigrazione italiana o alla storia multietnica americana per la prima volta. La presenza di immagini fortemente evocative, combinate con i racconti di vita, ne fanno un’opera di piacevole lettura anche per un pubblico più esigente e meglio informato, che proprio qui potrà trovare un approfondimento serio, riccamente illustrato e ben documentato.
Arianna Fognani (Rutgers University)