La storia migratoria italiana è ripresa con cifre a cinque zeri: 126.000 cittadini italiani nel 2019 secondo l’ultimo bilancio demografico dell’ISTAT pubblicato a luglio 2020. Un incremento di oltre il 204% rispetto al 2008 e dell'8,1% rispetto all'anno precedente. Le 100.000 unità erano state toccate per la prima volta all’inizio della grande emigrazione nel 1880! Si tratta di una emigrazione difficile da quantificare poiché il migrante di oggi attraversa le frontiere europee senza visti e permessi di soggiorno e spesso tralascia la cancellazione anagrafica dall’ultimo comune di residenza in Italia. Di conseguenza, la dimensione reale del fenomeno supera abbondantemente i dati ufficiali e, secondo alcune stime, può più che raddoppiare.
A lasciare l’Italia non sono solo lavoratori specializzati, o cervelli in fuga, ma anche studenti, professionisti, tecnici, imprenditori, ricercatori, pensionati, cooperanti e altre figure, qualificate e non, che partono da ogni regione. Rispetto alle migrazioni del passato cambiano però le motivazioni: non sempre la ricerca di lavoro risulta essere il fattore dominante, si emigra anche per cercare una migliore qualità della vita, per amore, o per studiare.
Il Centro Altreitalie si è occupato in maniera approfondita del fenomeno attraverso due ricerche finanziate dalla Compagnia di San Paolo i cui risultati sono stati pubblicati in due volumi a cura di Maddalena Tirabassi e Alvise del Pra': "La meglio Italia. Le mobilità italiane nel XXI secolo", pubblicato nel 2014 e Il mondo si allontana? Il COVID-19 e le nuove migrazioni italiane, pubblicato nel 2020.
La presente sezione – che per ovvi motivi non potrà essere esaustiva – vuole essere uno strumento per addetti ai lavori o semplici interessati che vogliano reperire dati, storie, materiali ed altro su questo fenomeno molto complesso.
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