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37 e 38 anni, Bahia, Brasile, tour operator e cooperante, Bahia, Brasile

Intervista registrata il 9.11.2012

Voi siete a?

A Raial de Juda che è un posto vicino a Porto Seguro, Bahia, Brasile.

Quanti anni avete?

Io 37 (VF) e io 38 (CM).

Dove siete nati?

A Milano tutti e due.

Inizio con VF dove hai vissuto fino ad adesso?

Io ho abitato tutta la vita a Milano e 7 anni fa mi sono trasferita qui in Brasile con la mia famiglia.

Con la tua famiglia, che è CM più una figlia?

Una bambina di 7 anni esatto.

CM tu invece dove hai vissuto?

Ho vissuto a Milano, poi per una parentesi ho vissuto a New York l’anno prima di trasferirmi qua in Brasile.

Per quale motivo hai vissuto a New York?

Lavoro, lavoravo presso un tour operator italiano e quindi ho fatto l’assistente residente a New York.

I vostri titoli di studio?

Io non ho completato l’università a meno tre esami e quindi direi diploma di scuola media superiore e CM anche (VF). Anch’io diploma superiore (CM).

Siete sposati?

Sì.

Vi siete sposati in Italia o in Brasile?

Ci siamo sposati in Italia, a Milano, in comune. Poco prima di partire per il Brasile… per avere il visto.

Senti VF, tu che hai frequentato l’università, hai avuto in passato esperienze di interscambio con altre università, altri paesi, tipo Erasmus, Leonardo, queste cose qui?

No, non ho mai fatto Erasmus eccetera, perché ho sempre lavorato durante gli anni dell’università e quindi ho viaggiato molto, ma non ho mai avuto un’esperienza di questo tipo.

Resto sempre a te, che lingue parli e come le hai imparate?

Parlo inglese, spagnolo, portoghese, tedesco suppostamente [por supuesto], ma no, nel senso che è molto difficile da tenere come lingua se non la si pratica. Le ho imparate a scuola, all’università e viaggiando, e anche un po’ di francese, scusa.

CM, e tu?

E io ho studiato inglese, francese e tedesco, però stesso discorso di VF, il tedesco non me lo ricordo assolutamente. Ho imparato viaggiando in Sud America lo spagnolo e ho imparato il portoghese qui, vivendo in Brasile.

Quali sono state per voi le motivazioni che vi hanno spinto a trasferirvi?

Già entrambi avevamo più o meno delle idee di vivere fuori dall’Italia. Io vivevo a New York e pensavo di stare qualche anno a New York, mentre VF, poi te lo dirà, voleva andare a vivere a Rio de Janeiro. Quando ci siamo incontrati, abbiamo avuto la nostra vita insieme, è arrivata nostra figlia e da lì è iniziato tutto il processo di trasferimento, perché abbiamo visto che con la bambina di pochi mesi a Milano non ci piaceva assolutamente vivere, non era una città adatta a noi; lo era finché eravamo giovani, trentenni che potevamo sfruttare la città in un certo modo, ma con una bambina piccola abbiamo deciso di trasferirci in un posto più tranquillo e più in mezzo alla natura. (CM)

VF vuoi aggiungere qualcosa?

Sì volentieri: guarda, io ho vissuto e sono nata a Milano e sono milanese fin nelle ossa, però ti dico la verità, ho vissuto in città considerandomi sempre un po’ un’outsider e quando ho ricevuto questa proposta di lavorare per un’ong che lavora a sua volta in una favelas nel cuore di Rio de Janeiro ho colto l’occasione e mi sono trasferita, per cui poi al di là di questa mia storia personale è venuta quella familiare. Però diciamo che la spinta motivazionale più grande è stata quella di non riconoscersi intanto nei valori della città, ma poi allargando un po’, anche nel giro dei valori che oramai si respirano in Italia. E’ brutto da dire, guarda, io sono italianissima,e mi sono riscoperta molto più italiana all’estero che finché sono rimasta in Italia, ma di fatto ci sono alcune cose che proprio non sono più condivisibili, non ce la facevo più.

Quello che mi stupisce un attimo è capire come siete riusciti a incastrare tutto dal punto di vista lavorativo, mi spiegate un attimino il mestiere che fate e come avete fatto a gestirvi lo spostamento in parallelo?

Io già lavoravo nel campo del turismo sia in Italia sia a New York e quindi quando abbiamo scelto la destinazione Bahia, l’abbiamo scelta anche perché c’era un mezzo progetto di un volo diretto, che sarebbe nato di lì a poco da Milano a Porto Seguro e io potevo essere il referente in loco di gruppi di italiani che venivano a Bahia in vacanza. Poi pian piano ho sviluppato questo progetto quand’ero qui, cioè io son partito senza avere il lavoro, però avendo già esperienza nel campo, è stata abbastanza facile la cosa di trasferirsi e di continuare comunque a lavorare nel campo del turismo, Bahia è un paese turistico (CM).

Quindi tu prima di fare questo mestiere qua, hai sempre lavorato nel campo turistico, puoi spiegarmi due cose, cioè da quando e in particolare di cosa ti occupavi?

Io ho fatto la scuola di turismo, quindi finite le superiori ho lavorato subito in agenzia di viaggio. Dopodiché sono passato a lavorare nei tour operator , coloro che organizzavano i viaggi da vendere alle agenzie, poi sono diventato assistente esterno. Quindi a New York lavoravo in un ufficio e mi occupavo di tutti i gruppi che arrivavano negli Stati Uniti dall’Italia e poi ho avuto anche esperienze di guida turistica; quando sono arrivato qui a Bahia ho continuato l’esperienza di guida turistica, pian piano ho conosciuto il luogo, ho imparato la lingua e quindi, tramite un’agenzia che io ho contattato in Italia, seguivo i gruppi di italiani che arrivavano a Bahia per l’arco del tempo in cui stavano qui in vacanza. Quindi sempre turismo dall’inizio alla fine.

E invece VF, spiegami un attimo, tu mi dicevi che avevi dei contatti con una ong?

Io a Milano lavoravo per una società di servizi interbancari, Visa e Mastercard International, carte di credito per intenderci, e lavoravo nello studio legale, per cui facevo un lavoro totalmente diverso da quello che poi sono venuta a fare qui in Brasile.

 Perché?

Perché ho sempre avuto nel cuore il mondo no profit e ho sempre lavorato a livello di volontariato con alcune realtà, finché non ho trovato la mia, nel senso che con un viaggio in Brasile mentre ero ancora residente a Milano, ho incontrato questa ong brasiliana, italo-brasiliana, perché lavora su tutti e due i fronti. In particolare lavora nel cuore della Rocinha, che è la più grande favela di Rio de Janeiro e del Sud America in realtà ho cominciato a lavorare per loro a titolo assolutamente gratuito e poi piano piano ho cominciato ad occuparmi della comunicazione e del web e da lì è nata poi l’esperienza che da otto anni mi lega alla ong, vivendo però a Bahia. Perché il fatto che si vivesse qui, ha fatto sì che si montasse anche qui un progetto di formazione dei giovani, cioè: noi formiamo i giovani in favela che vengono qui poi a fare un’esperienza di lavoro, essendo questo un posto assolutamente turistico.  Quindi abbiamo unito l’utile al dilettevole, nel senso che sono lontana da Rio, ma comunque occupandomi di comunicazione web tu sai che con un filo e una linea si può fare un po’ da qualunque parte del mondo. In più il fatto di risiedere in un luogo molto bello, turistico, in mezzo alla natura, ha fatto scattare l’idea di far nascere questo piccolo progetto, sono cinque anni che c’è, sono cinque anni che vengono ragazzi che durante l’anno vengono formati dai nostri coordinatori di progetto e che poi vengono a lavorare coinvolti qui da una serie di esercizi commerciali, ristoranti, baracche sulla spiaggia, scuole di capoeira, assistenti di parapendio, eccetera … si fanno la stagione estiva, che qui corrisponde ai mesi da dicembre a marzo/aprile, si professionalizzano in un lavoro, e per loro è un’esperienza più unica che rara, nel senso che escono dalla  Rocinha  quasi sempre per la prima volta nella loro vita.  Così maturano proprio una grande autostima, che è quello che serve moltissimo agli abitanti delle comunità.

Quanto guadagnate al mese?

Io guadagno intorno a 800 reais al mese che corrisponde più o meno a 300 euro, ti devo però dare un dato, che qui il salario cosiddetto minimo è di 620 reais, per cui ecco per farti capire una donna delle pulizie, un muratore, un imbianchino, meno di 620 non si prende e io ne prendo 850 lavorando 8 ore al giorno, eccetera … (VF)

Ok, CM?

Io dipende, perché, a parte che ho cambiato un’infinità di lavori, qua bisogna mettersi in gioco sempre. Diciamo che in questo momento ho un lavoro fisso con uno stipendio fisso di 1.200 reais, che è intorno a 750 euro. Nel campo del turismo, che non è un lavoro annuale ma stagionale, gli stipendi sono più alti, perché riuscivo anche a prendere il doppio,  cioè 3.000-3.500 reais solo per tre o quattro mesi l’anno.

Quindi voi come vi sentite rispetto alla media brasiliana, economicamente integrati, non economicamente integrati?

Direi che noi siamo economicamente integrati, non siamo come la maggior parte degli italiani emigrati qua: qui c’è un grosso gruppo di italiani e di solito gli italiani vengono a investire, quindi vengono con i soldi, difficilmente si trovano italiani che qui lavorano come dipendenti. Noi ce la caviamo anche perché a Milano abbiamo una casa in affitto, altrimenti questi due salari uniti non ci permetterebbero di avere una vita abbastanza agiata come quella che abbiamo (CM). Ti volevo solo dare un dato che magari ti serve:  in realtà in Brasile, che è un paese enorme, 30 volte l’Italia (per cui è molto diverso per fare dei paragoni validi), bisogna tenere in considerazione che la classe media sta nascendo in questi anni, cioè prima non c’era . C’erano il povero e il ricco, e basta. Per cui noi di fatto ci incastriamo in questa piccola classe media che sta nascendo in questi anni e che si può permettere comunque l’agio, diciamo.(VF)

Senti ma mi parlavate prima di questi italiani che ci sono lì a Bahia, si è creata una piccola comunità, sono singole persone che investono, sono tutti legati al turismo, o anche a altre industrie?

La prima immigrazione nuova è avvenuta poco prima del 2000 e gli italiani compravano terreni, posadas [taverne], hotel o ristoranti, infatti adesso la maggior parte degli hotel o dei ristoranti è a gestione italiana. Poi col passare del tempo, soprattutto qui a Bahia, ormai le strutture turistiche erano tantissime – noi a Porto Seguro siamo la terza destinazione del Brasile per numero di posti letto, quindi siamo già pieni come hotel e posadas – allora gli italiani costruiscono residence, comprano terreni e costruiscono. Devo dire che costruiscono con le tecniche nostre occidentali, quindi bene, però diciamo che vengono qui a investire nel mattone – cosa che ormai in Italia non si può più fare– e per questo ci sono molti veneti, molti italiani del nord-est. Ultimamente è nata un’associazione di italiani, anche se devo dire che ognuno è un po’ per sé; magari poi mia moglie ti vuole spiegare che tipo di italiani ci sono anche qua (CM).

Secondo me vale la pena di sottolineare che in realtà si ci sono questi palazzinari di cui ti diceva CM, persone molto in gamba, molto serie, molto preparate che vengono e che impiantano dei business quasi sempre appunto legati all’imprenditoria edilizia, eccetera … però bisogna assolutamente sottolineare che, soprattutto in queste zone (ma come qui ne ho visto tanti nel mondo), ci sono degli italiani che io definisco in modo un po’ brutto, i famosi scappati di casa, che vengono qui, non imparano la lingua, non si integrano minimamente nel tessuto sociale, trafficano sostanze stupefacenti, si fanno le ragazzine per strada e sono dei personaggi veramente da evitare. Lo dico perché purtroppo questa è anche la comunità italiana con cui questo paese tratta (VF).

Una curiosità: Bahia, per quanto ne sappia io, non è famosa per storie di immigrazione passata o mi sbaglio? Ci sono italiani di seconda o terza generazione?

Allora di seconda o terza generazione sono più al sud, nella zona di San Paolo, poi anche a sud sud, quindi Curitiba, Florianopolis: il sud del Brasile è diviso tra tedeschi e italiani oltre che spagnoli, questa è la prima immigrazione, quella antica. Invece la nuova immigrazione è più nel nord-est: Recife, Fortalesa, che purtroppo sono famose per un certo tipo di situazioni e di turismo, soprattutto turismo sessuale; non cambia nulla tra il nord-est brasiliano e la Thailandia, stessa cosa. Bahia è nel nord-est quindi ha subito questa nuova ondata, anche se qui a Porto Seguro questo tipo di fenomeno è molto più contenuto che non nelle grandi capitali tipo Fortaleza e Recife.

Praticamente tu vedi che c’è questo legame tra turismo e insediamento più stabile?

Certo, perché tanti italiani all’inizio comprano una casa, la loro casa di vacanza, dopodiché succede spesso che magari stanno sei mesi e poi, se le cose vanno bene, si trasferiscono, come la presenza di un po’ di pensionati che stanno qui sei mesi l’anno in tutta tranquillità (CM).

Poi considera che Bahia, e quindi il nord-est, intanto è l’afro-brasile quindi c’è una razza negra più popolosa che in tutto il resto del paese con una cultura afro fortissima, e poi anche che il nord-est è considerata la zona più arretrata, come il sud dell’Italia. Qui è all’opposto dell’Italia, quindi nord povero e nero e sud ricco e bianco (VF).

Quindi anche da un punto di vista degli investimenti lì è ancora tutto più a buon prezzo immagino?

Sì, è a buon prezzo, ci sono molte agevolazioni perché ovviamente il governo adesso sta spingendo, perché di fatto qui è stupendo, nel senso che c’è ancora una natura super poderosa e ci sono un sacco di terre da poter usare (VF).

VF, di che nazionalità sono i tuoi colleghi di lavoro?

Per la maggior parte italiani e brasiliani. Nel senso che lavoriamo con uno staff in loco dentro la Rocinha e loro sono italiani residenti da dieci anni all’interno della favela e poi i brasiliani che assumiamo all’interno dell’ong, per cui professori (perché lavorando nel campo dell’educazione sia infantile che giovanile ovviamente abbiamo professori) coordinatori di progetto, etc… tutto lo staff brasiliano.

Senti ma quindi la ong è italiana o brasiliana o è italo-brasiliana o fatta da italiani in Brasile?

Sì, perché non te l’ho spiegata bene: secondo la legge brasiliana, nessuna ong straniera può lavorare in terra brasiliana se non attraverso l’apertura di un ong brasiliana. Quindi di fatto noi operiamo con due realtà, quella italiana che è in Italia e lavora per la promozione di tutta la cooperazione brasiliana, e il “nostro braccio operativo” che è la ong brasiliana, di cui però il presidente e il segretario sono italiani residenti in Rocinha.

Siete iscritti all’anagrafe italiana residenti all’estero?

Io sono iscritta all’aire (VF), io no (CM).

VF, quando ti sei iscritta rispetto al periodo in cui siete venuti a vivere, subito, hai aspettato un po’?

Ho aspettato due anni e mi sono iscritta quando ho dovuto rinnovare il passaporto: ho fatto tutti i documenti attraverso l’ufficio consolare di Porto Seguro e tra questi documenti c’era anche l’iscrizione all’aire, quindi sulla carta d’identità italiana io ho la residenza a Porto Seguro.

Invece, CM, tu hai ancora la residenza in Italia giusto?

Io ho ancora la residenza in Italia per due motivi: il primo e più importante, perché io prendo un medicinale tutti i giorni che la mutua mi passa gratuitamente, che altrimenti costerebbe 450 euro al mese e quindi ho paura che se dovessi togliere la residenza dall’Italia, la mutua non mi passerebbe più questo medicinale che mi serve assolutamente, anche perché io per la malattia ho tutte le esenzioni in Italia.

Invece in Brasile questo non ce l’avresti?

Mi sto informando e pare che ci sia lo stesso tipo di medicinale, adesso devo capire se le dosi sono uguali, sto parlando col mio dottore in Italia, perché chiaramente io adesso il medicinale me lo faccio arrivare dall’Italia, e per me sarebbe più comodo prenderlo qua che c’è un centro, forse riesco. Il secondo motivo è fiscale, nel senso che io sono residente ancora a casa mia, che in realtà sto affittando con un contratto regolare; però adesso anche lì dovrò cercare di capire perché le regole stan cambiando, perché adesso con la residenza la casa che affitto è la mia prima casa, se io tolgo la residenza diventa seconda casa o comunque casa in cui non abiti, per cui le tasse aumentano.

Hai anticipato la mia prossima domanda, quella che volevo fare a entrambi: come siete assicurati contro le malattie? Allora CM, abbiamo capito che tu hai ancora l’assicurazione italiana, cioè la mutua, VF invece?

Guarda, io ti dico una cosa, manco dall’Italia ormai da tre anni, ma l’ultima volta che ci sono stata ho avuto comunque accesso alla sanità pubblica, non è che perdendo la residenza si perda anche il diritto alla salute.

No, certo, in Italia avrai comunque sempre l’accesso, in Brasile mi chiedo com’è?

In Brasile la situazione sanitaria è divisa tra pubblico e privato, laddove il pubblico chiaramente non esiste e quindi noi ci curiamo con le erbe della mata atlantica.

Cioè non sei assicurata?

No, noi non siamo assicurati, ma abbiamo fatto l’assicurazione per nostra figlia.

Ah, cioè non avete nessun tipo di assicurazione sulla salute. Quindi neanche la tua ong per esempio, sui contratti che avete, non vi dà questa copertura?

No, comunque c’è da dire che qui in realtà la sanità pubblica c’è, poi dipende di che livelli parliamo: qui abbiamo un ospedale che se ci rompiamo una gamba possiamo andare a farci ingessare senza spendere nulla, c’è anche la clinica privata che si paga.

Quindi avete un tesserino sanitario per la mutua brasiliana?

Sì, ce l’abbiamo.

Ok, ho capito, poi è chiaro che la qualità è un discorso, però in teoria voi esistete per le autorità sanitarie brasiliane?

Assolutamente sì. Però come per l’educazione: cioè per le scuole, chiaro che qui il privato è molto meglio e le assicurazioni private non sono care come negli Stati Uniti, sono molto accessibili. Noi per nostra figlia spendiamo 90 reais al mese, per gli adulti sarebbero di più, però tieni conto che con 40 euro al mese nostra figlia è assicurata.

Senti, seguite la politica italiana?

Sì sempre, purtroppo.

Avete votato alle ultime elezioni per il rinnovo del parlamento?

Sì, io sì (VF).

Da dove hai votato, VF?

Essendo iscritta all’aire, l’ufficio consolare di Porto Seguro ha predisposto una specie di seggio, che poi in realtà non esisteva, mi ha inviato a casa la scheda e io ho provveduto a votare e ho rispedito tutto via posta all’ambasciata di Brasilia, la quale poi avrebbe fatto pervenire tutta la documentazione in Italia.

E tu CM hai votato?

E io purtroppo no, perché o ritornavo in Italia a votare o niente, non essendo iscritto all’aire.

Avete votato per il rinnovo del parlamento europeo?

In che anno è stato?

Mi sembra 2008.

Allora sicuramente no.

Perché in effetti il rinnovo del Parlamento europeo non si può votare dall’estero, quindi o sei stato in Italia e te lo ricordi, o no. Sentite, iniziamo con VF, con una domanda sull’identità: hai detto prima che ti sei sentita come italiana all’estero, ma come ti identifichi maggiormente, come italiana, come europea, come lombarda, come milanese, come brasiliana?

Tutto quello che hai detto, nel senso che venire a vivere all’estero è stato un’esperienza veramente splendida e ti apre molto di più gli orizzonti: ripeto, mi sento molto più italiana oggi, dopo quasi sette anni di residenza in Brasile, rispetto a quando stavo in Italia, però sicuramente il mio bagaglio culturale è estremamente europeo, estremamente italiano, estremamente mediterraneo. Poi, guarda, sono anche cittadina del mondo perché qui conosci persone di tutte le nazionalità, di tutti i colori, di tutte le provenienze sociali e quindi ti fondi e quando ti fondi ti senti più vicina a tutti.

CM, italiano, europeo, lombardo, milanese, brasiliano?

Allora lombardo no di sicuro (CM).   Aspetta , non è vero, perché anche nel lavoro, non è vero che noi non ci si sente lombardi, perché uno pensa subito alla Lombardia come «ce l’ho duro», alla Lega, e  invece ci sono dei valori di lavoro, di professionalità, di serietà, oserei dire di eccellenza, ma poi non voglio esagerare perché in realtà venendo a vivere in un paese dove questi aspetti sono molto ancora da sviluppare […]

Questo ti permette per esempio di andare a fare dei lavori più belli (VF).

Certo infatti io dicevo non lombardo perché al limite mi sento comunque più milanese, perché Milano è conosciuta ovunque, l’associano chiaramente alla moda e al design e, vedendo anche come i brasiliani si vestono, io divento orgoglioso in quel momento di avere il gusto italiano e milanese. Quando vado a vedere anche le case di ricchi brasiliani, il design interno lo possiamo insegnare noi milanesi al mondo e quindi in tutto questo c’è una punta d’orgoglio a dire «sì vengo da Milano», che tanto tutti sanno cos’è Milano. Mi identifico come italiano, ovviamente per storia e cultura, anche se noi abbiamo avuto l’esperienza di essere un po’ derisi negli ultimi anni. Questo è un dato di fatto, negli ultimi tempi l’italiano ha perso molto del suo prestigio internazionale dal punto di vista culturale, sociale e via dicendo. Come cultura certo che siamo europei (CM).

Ecco scusa se ti interrompo, perché è la domanda successiva questa: volevo chiedere a entrambi qual è il vostro rapporto con l’Europa e con l’Unione europea e se eventualmente c’è anche con le istituzioni europee.

Allora, poi VF risponderà per sé, ma entrambi siamo europeisti, cioè io voglio l’Unione europea, voglio l’Europa, voglio l’euro e quindi sono contento di essere europeo. Ti stavo dicendo, da un punto di vista culturale l’Europa è un po’ avanti rispetto a tanti posti, non voglio fare discorsi razzisti, però abbiamo una storia e una cultura molto antica, e questo si sente quando anche noi ci relazioniamo con brasiliani, sudamericani, nordamericani, argentini (che qui ce ne sono tanti). Si vede che siamo europei. Poi chiaro che da certi punti di vista, economici e politici, vorrei un’Europa un po’ diversa, ma io sono europeista comunque  (CM).

Benissimo. VF?

Più che altro, ti direi che la parte europea che sento più in me è quella dell’antichità, nel senso che se vieni a vivere in un posto come questo che è considerato il nuovo continente, lo senti, lo senti perché c’è tutta una parte che loro ignorano proprio, non conoscono, semplicemente perché non hanno quel bagaglio lì. Quindi sicuramente la parte più antica del mio essere è legata all’Europa, per cui anche alle guerre, alla storia, alla cultura, alle civiltà che hanno costruito, conosciuto e fatto arrivare fin dove siamo oggi;  qui questo manca e se ne sente molto la mancanza sia in accezione negativa che in positiva. Come dire, il tema dell’ecologia è anni luce indietro, il tema dell’educazione è anni luce indietro, per cui battaglie o diciamo temi che in Italia e in Europa sono già come dire all’avanguardia o comunque temi importanti qui sono ancora una cosa assolutamente … Sei già un genio se chiudi l’acqua mentre ti lavi i denti, come dire.

Come valutate la vostra conoscenza del brasiliano scritto o parlato?

Io lo parlo molto bene e lo scrivo molto bene, onesta (VF).

 Io lo scrivo bene perché ho imparato a scriverlo da subito, lo parlo abbastanza bene, non come mia moglie, ma meglio della maggioranza degli italiani che son qui anche da vent’anni (CM).

Secondo voi i diritti delle minoranze e con minoranze diciamo che intendo in questo caso minoranze sessuali, minoranze etniche, religiose, insomma mettiamole un po’ tutte, sono più tutelate in Brasile o in Italia?

Ho qualche difficoltà nel risponderti nel senso che il Brasile è un paese un po’ strano, cioè su certe cose, come dicevamo, è molto indietro, per cui noi viviamo a Bahia dove c’è una popolazione indigena molto forte, quindi da un lato c’è questa cosa dove mancano tutta una serie di garanzie, diritto di cittadinanza e diritti di queste minoranze di cui parlavi, dall’altro invece si respira un po’ più aria di libertà. Per cui per esempio l’omosessualità non è un tabù, cioè è un qualcosa di molto più aperto e più libero, quindi anche quella “minoranza lì”… (VF)

Più libero rispetto all’Italia?

Sì, assolutamente: al supermercato di fianco alle creme da sole, vendono le creme anali. C’è molta più libertà in questo senso, gli omosessuali non hanno bisogno di nascondersi o di non dire di esserlo, semplicemente si è quello che si vuole essere.

Mentre in Italia?

Bè in Italia ancora stiamo parlando delle coppie di fatto, non esiste ancora nella testa delle persone l’idea che come ti piacciono le bionde ti possono piacere gli uomini, o addirittura ci sono delle discriminazioni omofobe, quindi siamo molto in ritardo su questo aspetto in Italia (VF).

Giusto ieri ho letto che ancora stanno bloccando delle proposte di legge contro l’omofobia, ne stiamo ancora parlando in Italia, mentre dovrebbe essere un argomento già terminato (CM).

Invece i diritti delle donne? L’eguaglianza tra uomo e donna?

Qui non c’è eguaglianza, ma sono le stesse donne che sono molto maschiliste, qui c’è il machismo ancora di più che da noi,  una discriminazione vera e propria, che forse non è vista come tale perché è una condizione presente e nessuno se ne preoccupa. Comunque qui c’è il maschio e c’è la donna che un po’ gli deve star dietro. Poi soprattutto nella famiglia, la presenza maschile non esiste, il 90% delle famiglie è la madre spesso giovane con i figli e la nonna, perché l’uomo va via, scappa e si fa un’altra famiglia, altre due famiglie, per cui è una condizione così, ma non credo che se ne preoccupino più di tanto (CM).

Sentiamo VF e aggiungo anche: i diritti delle donne sono più tutelati lì o in Italia?

Io credo che i diritti delle donne siano più tutelati in Italia, senza ombra di dubbio, credo però che, sempre rimanendo su quella scia di cui si parlava prima, quell’espressione di libertà, più semplicemente applicabile nella vita di tutti i giorni, potrebbe anche portare ad un’emancipazione femminile più pronunciata se non fosse che la cultura dominante è ancora un po’ stile anni cinquanta in Italia, per intenderci. Per cui l’uomo che lavora e la donna che sta a casa a curare i figli. Sto parlando della classe media, per cui della cultura dominante, quando invece la realtà di tutti i giorni nelle fasce più povere della popolazione è come quella di cui ti parlava CM. Le donne non hanno ancora acquisito proprio per questo ritardo storico direi, una coscienza femminile, per cui si diventa mamme per esistere, per esserci, per far parte della società.

Stiamo parlando del processo di emancipazione, quindi. Abbiamo quasi finito, grazie per la pazienza. Che intenzioni avete per il futuro? Contate di trasferirvi in un altro paese che non sia l’Italia?

Allora. Questo probabilmente sì, perché la vita è talmente lunga che non ci vogliamo fermare qua, sicuramente ci organizzeremo in base a nostra figlia. È certo che qui per adesso nostra figlia sta facendo un’infanzia meravigliosa che augurerei a tutti, però a un certo punto forse la richiesta di cultura, di educazione, di eventi sarà un po’ diversa da quello che questo posto può offrire. Non sappiamo ancora se far fare le scuole superiori a nostra figlia qua oppure se andare verso il sud del Brasile, dove comunque sono più avanti, oppure noi vorremmo anche ritornare nell’area mediterranea. Magari non ritornare subito in città, però scegliere un’isola nel Mediterraneo: noi ogni tanto pensiamo a Malta, perché è un’isoletta tranquilla, si parla l’inglese, ci sono buone scuole, questa è un’idea. Poi chiaro, quando nostra figlia sarà indipendente, la nostra meta sarà l’Asia (CM).

Comunque sia, il Brasile è un paese meraviglioso per cui merita veramente di essere vissuto un po’. Quello che secondo me è interessante da notare è che non ho e non abbiamo l’idea di fissarci in un posto, cioè uno – e ti assicuro che quando esci dal paese questa cosa è molto più frequente in altri paesi che in Italia –  può decidere di vivere anche un po’ così, cioè alcuni anni in un paese e poi trasferirsi ancora e poi ancora, è così bello (VF).

Avete anche un’idea o calcolate l’opzione di tornare a vivere e lavorare in Italia?

No (coro). A meno che Grillo non spacchi tutto, non demolisca tutto e non nasca un nuovo sistema, vediamo (CM).

Questo no secco non è perché sono scappata dall’Italia, io amo l’Italia e credo che sia uno dei posti più meravigliosi del pianeta (VF).

Io ti posso assicurare che è il più bel paese del pianeta, avendone visti 80 almeno (CM).

Secondo voi cosa dovrebbe cambiare in Italia perché voi possiate pensare di dover tornare?

Sicuramente recuperare questi ultimi vent’anni disastrosi dal punto di vista sociale, culturale, economico, quindi ripartire da almeno 20 anni fa. Dopodiché ce n’è di strada da fare, però un po’ mi dispiace non poter vivere come vorrei in Italia, anche se io adesso non recrimino e mai tornerei indietro. Però di sicuro non sarebbe male tornare, anzi (CM).

Datemi un po’ di concretezza perché possa capire.

Per me deve cambiare la priorità dei valori, per cui finché in Italia la cosa più importante sarà avere l’ultimo cellulare, la macchina e il be cool, ecco proprio quella cosa lì non mi interessa più (VF).

Sicuramente per me bisogna vivere in un modo più sostenibile e la cosa più importante non dev’essere la finanza, ma dev’essere la natura, il mondo, la nostra terra e quindi dobbiamo salvaguardarla: è difficile, un po’ utopico, però ci sono già dei paesi nordeuropei, o il Canada e la Nuova Zelanda, dove l’ambiente è posto in primo luogo. Dev’essere così, non abbiamo altre alternative(CM).

Volete aggiungere qualcosa?

A noi ci dicono sempre che siamo stati coraggiosi a fare la scelta che abbiamo fatto e noi diciamo sempre «il coraggio è di chi continua a rimanere in quella situazione», io li ammiro molto quelli che riescono a vivere in Italia in questo momento (CM).

 Io invece mi sento di dire per tutti coloro i quali sono spinti dal desiderio di fare il grande salto che è molto più facile da fare che da dire (VF).

Dicevi che il Brasile è avanti per come trattano i bambini?

Sì, qua sono importantissimi i bambini, tutti ne hanno una valangata e tutti si occupano anche dei bambini degli altri. Ad esempio tu vai al ristorante, se c’è un tavolo dove ci sono altri bambini, si uniscono e capita che alle volte tu ti occupi dei bambini degli altri mentre mangi o viceversa, oppure addirittura la cameriera sta dietro ai bambini mentre i genitori mangiano (CM).

Io mi ricordo quando siamo tornati in Italia e la bimba aveva due anni e diceva «Mamma perché qui non mi saluta nessuno?»; sai qui è abituata che usciamo di casa e parla con chiunque e invece in metropolitana a Milano non la salutava nessuno, per cui diceva «Mamma perché sono tutti bianchi e non mi saluta nessuno?» (VF).

Quante volte tornate in Italia?

Per adesso una volta ogni 3 anni.

 

 

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