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Adelina Miranda e Amalia Signorelli (a cura di), Pensare e ripensare le migrazioni

Palermo, Sellerio, 2011, pp. 324, € 20

Nel 2002, la storica Nancy Green pubblicò un libro intitolato Repenser l’émigration (Paris, puf), nel quale faceva il punto sugli scritti sull’emigrazione, offrendo un quadro teorico prezioso per interpretare i vari processi che portarono – e portano ancora – milioni di persone a lasciare il proprio paese per un futuro incerto all’estero. Donna R. Gabaccia, Dirk Hoerder, Bruno Ramirez e altri hanno anche loro contribuito a rivisitare lo studio dell’emigrazione, con approcci teorici innovativi. Sulle orme di questi lavori, gli atti del convegno organizzato dall’antropologa Adelina Signorelli e dalla sociologa Amelia Miranda a Napoli nel 2007 raccolgono diciotto saggi che mirano a «ridefinire le migrazioni». Infatti, il volume tenta di trovare delle risposte ai nuovi interrogativi posti dalle trasformazioni dei flussi di popolazione. In particolare, mettono in rilievo l’atteggiamento paradossale delle società occidentali che collocano il dibattito sull’emigrazione al centro delle loro agende politiche mentre i dati delle Nazioni Unite evidenziano che il numero di migranti internazionali (circa 200 milioni) è in proporzione tre volte inferiore rispetto alla sua entità nel Novecento (p. 309). L’eterogeneità delle relazioni – ritenuta un pregio dalle curatrici, ma a volte sconcertante – permette di offrire al lettore una molteplicità di approcci provenienti da diverse scienze sociali: storia, antropologia, sociologia. I saggi sono quindi raccolti in quattro parti: «Ridefinire le migrazioni», «Nuove configurazioni migratorie fra dinamiche locali e transnazionali», «Le migrazioni femminili fra passato e presente» e «Approcci e metodologie: riflessioni e apporti».
Il merito maggiore di questo libro è effettivamente quello di mettere a confronto il frutto delle ultime ricerche condotte nelle varie discipline direttamente interessate allo studio delle migrazioni, al fine di cogliere la complessità di questo fenomeno. Attraverso studi di casi specifici e saggi sintetici, il volume presenta così un vasto panorama tanto dell’emigrazione internazionale quanto dell’esperienza italiana per la quale vengono affrontate «le due facce della stessa medaglia» (p. 299) ovvero l’esperienza degli immigranti in Italia (Patrizia Resta) e quella degli italiani all’estero (Matteo Sanfilippo). Non a caso, Giustina Orientale Caputo insiste sulla la necessità di considerare i flussi migratori nella loro interdipendenza (p. 298). Uno sguardo comparativo ai saggi permette anche di mettere a confronto passato e presente nonché di evidenziare le somiglianze e le differenze che caratterizzano i nuovi e i vecchi percorsi di migrazione. Il saggio di Paola Corti, per esempio, dimostra che i flussi migratori italiani contemporanei sono più varegiati di una volta: accanto a una manodopera poco qualificata, emigrano pure numerosi laureati e le imprese americane «accolgono il 58,6% dei nostri connazionali in possesso di laurea» (p. 123). Questo flusso va inquadrato nelle «migrazioni tecnologiche» che favoriscono la «fuga dei cervelli», un fenomeno osservato non solo in Italia, ma anche in India e in Cina, anche se per questi ultimi due paesi si parla più spesso di circolazione globale dei cervelli, mentre nel caso italiano il termine «talenti» viene da tempo preferito per indicare l’espatrio di professionisti, tecnici e intellettuali (cfr. Sergio Nava, Fuga dei talenti. Storie di professionisti che l’Italia si è lasciata scappare, Cinisello Balsamo, San Paolo, 2009).
Come sottolinea Anna Maria Zaccaria, il volume offre uno studio dell’emigrazione su due sponde, quella del paese di partenza e quella del/dei paese/i di arrivo, senza dimenticare «gli spazi delle varie tappe dei fenomeni di “circolazione” dei merci e degli uomini» (p. 173). È particolarmente interessante, in proposito, il saggio di Alain Tarrius, che ricostruisce il percorso transnazionale dei magrebini a Marsiglia ai tempi della globalizzazione. Infatti, il sociologo francese mette in risalto nuovi spazi – i «territori circolari» (p. 98) – reti e pratiche di mobilità che portano i migranti ad una certa porosità dell’alterità e a forme di «meticciati momentanei e parziali» (p. 106).
Infine, il volume torna sulla questione delle migrazioni femminili con tre saggi che ne coprono aspetti molto diversi. Come ricorda Andreina de Clementi «il muro di silenzio che ha a lungo occultato la presenza delle donne nella storia ha avvolto anche i fenomeni migratori» (p. 189). I precedenti lavori di Donna R. Gabaccia, Franca Iacovetta e molte altre studiose hanno contribuito ad aprire una breccia in questo muro, ma ancora oggi rimane difficile trovare fonti affidabili per riscostruire l’espatrio femminile. Sono quindi preziose le riflessionni di De Clementi che presenta un quadro sintetico dell’esperienza delle italiane all’estero nel quale viene svelata una grande varietà di percorsi e di modelli che cambiano in funzione dell’epoca e dei paesi di ricevimento. Altrettanto illuminante è il saggio di Mirjana Morkvasic che si sofferma sulle strategie di empowerment sviluppate dalle donne migranti, analizzando come «sono negoziate le contraddizioni alle quali [...] devono far fronte, visto che sono sempre di più le pioniere della catena migratoria, capo famiglia in contesti dove tradizionalmente è l’uomo il breadwinner» (p. 197). Quello che pone in risalto è come le donne riescano ad utilizzare quelle che alcuni definerebbero le loro «debolezze» per trarrne un vantaggio, e come esse trovino «un compromesso invece del confronto diretto e del rifiuto dell’ordine tradizionale e dei suoi valori» (p. 211) per fare valere all’estero un’evoluzione della loro posizione di genere. Sulla stessa linea, Carla Pasquinelli, esamina la dolorosa pratica dell’infibulazione, imposta ad alcune africane in Europa, per mostrare come il contesto migratorio faccia detonare le contraddizioni di una tradizione generalmente accettata nel paese di origine ma fonte di polemiche in quelli di destinazione.
Pensare e ripensare le migrazioni è un volume denso, con saggi vari e solidi. Ha forse il difetto di mancare di coerenza, ma costituisce indubbiamente un utile strumento di sintesi e apre nuove piste di riflessione.

Bénédicte Deschamps (Université Paris Diderot – Paris 7)
 

Javier P. Grossutti e Corinna Mestroni, «In lontano suolo a guadagnarsi un incerto pane!». Emigrants dal Friûl di Mieç

Prefazione di Emilio Franzina, Mereto di Tomba, Associazione culturale Le Grame, 2012, pp. 567

Sergio Salma, Marcinelle 1956

Madrid, Diabolo Edizioni, 2013, pp. 255, € 15,95

Paolo Barcella, «Venuti qui per cercare lavoro». Gli emigrati italiani nella Svizzera del secondo dopoguerra; Toni Ricciardi, Associazionismo ed emigrazione. Storia delle Colonie Libere e degli Italiani in Svizzera

Bellinzona, Fondazione Piero e Marco Pellegrini – Guglielmo Canevascini, 2012, pp. 344, € 29; Roma-Bari, Laterza, 2013, pp. 306, € 20

Isabella Insolvibile, Wops. I prigionieri italiani in Gran Bretagna (1941-1946)

Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, 2012, pp. XXXVII-358, € 38

Flavio Giovanni Conti, I prigionieri italiani negli Stati Uniti

Bologna, il Mulino, 2012, pp. 541, € 28

David Cook-Martin, The scramble for Citizens: Dual nationality and state competi-tion for immigrants

California, Stanford University Press, 2013, pp. 205, € 34.50 ($ 45.00)

Jonathan J. Cavallero, Hollywood’s Italian American Filmmakers. Capra, Scorsese, Savoca, Coppola, and Tarantino

Champagne (IL), University of Illinois Press, 2011, pp. 232, $27.00 (Paperback), $75.00 (Cloth)

Shirley Ann Smith Imperial Designs: Italians in China 1900-1947

Madison and Teaneck (NJ), Fairleigh Dickinson University Press, 2012, 185 pp., $65

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