Villa Regina, la più italiana delle città patagoniche che si trova all’entrata dell’Alta Valle del Rio Negro (Argentina), fu fondata nel 1924 da coloni italiani come «centro aziendale» della ciac (Compagnia Italo-Argentina di Colonizzazione). Considerata un modello fascista di emigrazione pianificata e prima delle cosiddette «Città del Duce», per circa venti anni fu dominata da una élite in camicia nera che agiva in perfetto stile fascista, come se si trovasse in una «enclave» littoria. In questo lavoro, sulla base di inediti documenti di archivio, testimonianze e ricche fonti giornalistiche, l’autore documenta come e quanto l’imprinting genetico influì e condizionò la nuova comunità in termini politici, sociali e culturali. Infine illustra cosa rimase negli anni dell’originario modello fascista nella società di Villa Regina dove, per altro, molti coloni professavano anche idee socialiste, comuniste e, comunque, antifasciste.