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Une politique d’immigration française «genrée»: le sort des italiennes face au travail, en Isère, dans l’après-guerre

Claire Courtecuisse, Faculté de Droit de Grenoble

 

Nel riprendere l’emigrazione verso la Francia, all’indomani della Seconda guerra mondiale, i migranti italiani sperimentarono un trattamento differenziato in base al genere. L’amministrazione francese, secondo un approccio «familiare» aspirava a rendere la Francia attraente per gli immigrati attraverso l’applicazione di leggi ad hoc e politiche di «genere», nel tentativo di attirare famiglie e nel contempo escludere le donne immigrate dal mercato del lavoro. La circolare n. 18 del 20 gennaio 1947 contemplava la donna straniera solamente all’interno del contesto familiare. Le italiane dovevano registrarsi/presentarsi presso la direzione del dipartimento della popolazione dell’Isère (e non presso la direzione del dipartimento del lavoro). In questa maniera veniva perpetuata la pratica precedente di emettere una «carta d’identità per straniere non-lavoratrici, casalinghe», all’infuori da ogni norma giuridica al fine di confinare le italiane nell’ambito domestico e favorire la crescita della popolazione «europea».

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