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Racconti dal mondo. VI edizione

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Narrazioni, memorie e saggi delle migrazioni

a cura di Paola Corti e Maddalena Tirabassi

Racconti dal mondo. VI edizione

Narrazioni, memorie e saggi delle migrazioni

A cura di Paola Corti e Maddalena Tirabassi

ISBN - 9788878602076, 2007 - pp. XII - 226, € 14

 

Il volume testimonia i diversi modi in cui la storia delle migrazioni italiane si sta affrancando dalla sua posizione di nicchia, entrando sempre più a far parte della percezione della società italiana, e il ben avviato processo di accoglimento dell’esperienza migratoria in ambito pubblico. La parte letteraria mostra la comparsa di una produzione dedicata all’emigrazione, che non investe più gli autori di origine italiana all’estero, magari tradotti in italiano, ma una vera e propria letteratura autoctona  che segna l’inserimento dell’emigrazione nell’esperienza letteraria nazionale. Seguono una prova di memorialistica, una riflessione autobiografica sulla condizione degli immigrati di ieri e di oggi e una sezione di saggi che coniugano la storia dell’emigrazione italiana con le attuali immigrazioni nel paese.

 

La decisione di emigrare fu presa nel novembre del 1951, quando il Po inondò il Polesine. «Carmen, prepara tutto perché noi di qui ce ne andiamo. Sono stufo di questa miseria, della nebbia che dura sei mesi d’inverno e delle estati passate con l’angoscia di una tempestata che rovini il raccolto. Sono stufo di questa maledetta terra, di questo maledetto fiume che prima o poi sotterrerà a tutti…prima di Natale noi si parte, e per sempre»… «Torniamo presto, Norma. Ti giuro che torniamo prestissimo. Fai la brava, fai la bravaaaa…!»,urlava mia madre. Com’era bella! Se ne andava però, lasciandomi dietro su quello stradone. Diceva che sarebbe venuta a prendermi, ma io non sapevo se crederle. (L’addio)

 

Per il suo primo giorno in Italia, Ermias si era vestito più elegantemente che per un appuntamento con una fidanzata e aveva portato con sé, al posto di una rosa rossa, un’intonazione, mille volte immaginata: mac-chia-to. Lo aveva scandito ogni sera, credendo che gli sarebbe servito e cercando di azzeccare con quale intonazione avrebbe dato l’aria di risiedere da più tempo nel paese. Infine si era risolto a non affrettare troppo la dizione, per cercare di non dare l’idea di uno che abbia fretta di terminare la parola perché ha qualcosa da nascondere. (Macchiato)

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