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Harbors. Flows and Migrations of Peoples, Cultures, and Ideas. The U.S.A. in/and the World

Stefano Luconi

Associazione Italiana di Studi Nord Americani, Università di Napoli «L’Orientale», 24-26 settembre 2015

Coordinato da Donatella Izzo, il xxiii convegno biennale dell’Associazione Italiana di Studi Nord Americani si è dato una cornice tematica generale che ha fornito svariati spunti per ricostruire alcuni aspetti dell’emigrazione italiana negli Stati Uniti e dell’esperienza delle comunità italo-americane in questo Paese. Ancorché interpretabili pure in modo metaforico nelle intenzioni degli organizzatori, nella loro accezione materiale argomenti quali porti e flussi di popoli, culture e idee incentrati sugli Stati Uniti si sono ben prestati come contenitore per discutere questioni legate alla presenza degli immigrati italiani e dei loro discendenti. Sebbene queste sollecitazioni avrebbero potuto offrire elementi di riflessione anche nella prolusione di taglio storico di Donna Gabaccia sulla libertà di movimento nei secoli, tali stimoli sono stati raccolti soprattutto negli interventi di critica letteraria e di analisi linguistica oppure nelle relazioni dedicate al cinema. 

A questo proposito, per esempio, la pellicola di Emanuele Crialese Nuovomondo (2006) è stata oggetto di ben due interventi. Marie-Christine Michaud ha esaminato l’immagine degli Stati Uniti proposta dal regista attraverso gli occhi dei protagonisti. Lorena Carbonara ha, invece, affrontato i problemi di come rendere le espressioni dialettali siciliane nei sottotitoli italiani e nella traduzione per la versione inglese del film. Sul versante letterario, Giuseppe Lombardo si è soffermato sui motivi linguistici e identitari di This Woman (1958) di Pietro Di Donato, indicando come nel romanzo sequel di Christ in Concrete (1939) le radici etniche del protagonista cedano il passo all’integrazione culturale. Francesca De Lucia ha condotto un’analisi comparativa dell’uso della lingua in Di Donato e nel romanziere cinese-americano Louis Chu. Alessandra Coccopalmeri ha illustrato esempi di acculturazione linguistica in un campione di donne italo-americane di prima generazione. 

Nel campo delle scienze sociali, Rosemary Serra ha presentato le conclusioni di un’analisi di circa trecento interviste in profondità con italo-americani residenti nel New Jersey, nel Connecticut e nello Stato di New York, di età compresa tra i 18 e i 34 anni, dalle quali è emersa la pluralità dell’odierno senso di appartenenza dei discendenti degli immigrati, un’identità multipla influenzata sia dall’auto-percezione sia da come la loro minoranza etnica viene rappresentata dai membri di altri gruppi. 

In considerazione della località dove si è svolto il convegno, la stessa città di Napoli è stata oggetto di indagine. Piuttosto che in una prospettiva di luogo di partenza dell’emigrazione, però, il capoluogo campano è stato preso in considerazione per lo sguardo che vi hanno gettato gli italo-americani. In particolare, Fred Gardaphé ha presentato la produzione pittorica che è stata dedicata a Napoli da William Papaleo, un artista statunitense di ascendenza italiana che da molti anni vive in Italia. Invece, Francesco Chianese ha confrontato la rappresentazione della camorra nella serie televisiva italiana Gomorra e nella fiction statunitense The Sopranos, basandosi sulla puntata di quest’ultimo in cui Tony Soprano arriva a Napoli per risolvere alcuni problemi sorti nei suoi affari di contrabbando di auto rubate con Italia. Nel tracciare la contrapposizione tra la realtà partenopea e le aspettative del boss e di alcuni suoi luogotenenti, la relazione ha affrontato pure il topos della discrasia tra l’immagine convenzionale della terra ancestrale agli occhi degli italo-americani e le sue effettive caratteristiche.

Merita una menzione particolare anche la tavola rotonda sugli studi italo-americani. In questo ambito, Marina Camboni ha presentato il poema Ellis Island (2011) di Robert Viscusi come un modello paradigmatico delle migrazioni, cogliendovi gli elementi di un’opera che va oltre la letteratura etnica per assurgere quasi a una rappresentazione della modernità contemporanea contrassegnata dalla mobilità. Ottorino Cappelli ha ricostruito l’esperienza di alcuni membri italo-americani dell’assemblea legislativa dello Stato di New York, attualmente in carica o che hanno da poco tempo completato il loro mandato, attraverso le loro testimonianze dirette fornite per un programma di storia orale del John D. Calandra Italian American Institute. Christina Lombardi-Diop ha mostrato le potenzialità di un approccio diasporico agli studi sulla razza in una prospettiva postcoloniale italiana. Margherita Ganeri ha riflettuto sulla necessità di ampliare il canone della letteratura italiana contemporanea, aprendola alle opere di migrazione e includendovi anche i testi di autori italo-americani. Scaturito dalla presentazione del recente volume Transcending Borders, Bridging Gaps. Italian Americana, Diasporic Studies, and the University Curriculum, a cura di Anthony Tamburri e Fred Gardaphé (New York, John D. Calandra Institute, 2015), il dibattito ha offerto l’occasione per discutere su come elaborare strategie per promuovere la diffusione degli Italian-American Studies all’interno delle università italiane, sulla falsariga del corso di «cultura e letteratura italiana americana», attivato presso l’ateneo della Calabria, e per ipotizzare forme di collaborazione riguardo a queste tematiche tra università statunitensi e italiane, sul modello dell’accordo tra quella della Calabria e la City University of New York. Inoltre, la collocazione della tavola rotonda tra le sessioni plenarie del convegno ha costituito un’implicita legittimazione accademica degli Italian-American Studies, una disciplina che in passato si è ritrovata spesso marginalizzata nel mondo italiano della ricerca, anche in considerazione della prolungata disattenzione della storiografia italiana per l’emigrazione dalla penisola che, come noto, è venuta meno soltanto nell’ultimo ventennio.

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